Nelle pagine che seguono il terzo e ultimo romanzo della trilogia dedicata alla vita dei senza fissa dimora e al mondo di indifferenza e abusivismo morale che li circonda.
Con i tratti stilistici di un neo-verista Salvatore Scalisi inscena il terzo e ultimo atto che ritrae i chiaroscuri della vita di un senza fissa dimora che si è ritrovato nella condizione di vivere ai margini della società pur essendo il protagonista di una umanità autenticamente genuina e priva di tutti gli orpelli del secolo post-industriale.
Scalisi è abile nella costruzione di intrighi letterari che accedono alla trama giallistica e in questa sua ultima opera emerge questa sua predisposizione naturale che si intreccia magicamente con la denuncia di carattere sociale.
Reale e surreale, verità e finzione così si incrociano in quel sapiente dosaggio artistico e letterario che Scalisi tesse con il suo incedere narrativo incalzante, ma in grado di coinvolgere il lettore immergendolo di peso nella dinamica della storia.
Scalisi ha abituato il lettore alla durezza e alla crudezza: i senza fissa dimora sono figure amorfe per la società, spesso anche per quel mondo di assistenza e beneficenza che orbita intorno ad essi; i senza fissa dimora sono ignorati come l’altro che non esiste in una società in cui l’avere conta più dell’essere e non si bada più di tanto se l’altro ha un minimo sufficiente per poter essere, nel senso di esistere.
Ebbene, in un tale scenario sempre duramente e giustamente denunziato dall’opera dell’autore, emerge questa volta il paradosso: un invisibile, cioè un senza fissa dimora, scompare senza lasciare più traccia.
Scalisi fonde così la sua esperienza letteraria di scrittore di gialli con la sua esperienza esistenziale di senza fissa dimora catapultando letteralmente il lettore nella suspense del racconto che si snoda tra indagini, minacce e giochi di potere.
Un libro che chiude un ciclo letterario dedicato ai senza fissa dimora, ma che apre, per il lettore attento, oltre che il fascino del divertimento letterario di una storia interessante e ben scritta, anche e soprattutto l’educazione morale alla partecipazione sociale di chi dalla società viene normalmente escluso.
Un romanzo che grida “denuncia sociale”, terzo capitolo di una serie che vede la vita dei clochard come protagonista.
Lo stile unico dello scrittore racconta la vita del senzatetto Massimo, scomparso da due anni. Uno stile giornalistico che si avvicina molto ai racconti gialli, uno stile unico e inimitabile capace di denunciare e urlare su carta i vari giochi di potere, le indignazioni della società nei confronti dei senzatetto.
Scalisi usa un linguaggio duro e “crudele” che si “armonizza” perfettamente con i temi trattati.
Un giornalista alla ricerca di informazioni, indagini in strada, interviste e domande alla ricerca della verità, un finale che lascia perplessità e un punto di domanda da colmare.
La vita di persone non accettate dalla società in prosa. Un racconto che si sviluppa in una sorta di giallo; protagonisti insoliti e non ben visti, protagonisti che usualmente non hanno diritto alla parola.
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