Recensione “Love, theoretically. La fisica dell’amore” di Ali Hazelwood

 

Elsie Hannaway è una fisica teorica con una doppia vita: di giorno è una professoressa a contratto che insegna termodinamica nella speranza di ottenere un posto di ruolo, mentre nel tempo libero, dismessi i panni della studiosa, arrotonda il suo misero stipendio lavorando come fidanzata a noleggio e fingendo – meravigliosamente bene – di essere la ragazza perfetta da presentare in famiglia. Tutto procede alla grande, finché all’improvviso i due universi collidono: Elsie, infatti, incontra il fratello maggiore del suo cliente preferito, un certo Jack Smith, tanto attraente quanto arrogante, che – guarda caso – è un fisico sperimentale dal cuore di ghiaccio che ha rovinato la carriera del suo mentore, minando la reputazione di tutti i teorici del mondo. E che, come se non bastasse, è a capo del dipartimento di fisica del MIT, dove Elsie sogna di lavorare da tutta la vita. Il rischio di sabotare per sempre la sua carriera accademica è quindi dietro l’angolo… Ma se finire nell’orbita di un fisico sperimentale la spingesse a mettere in pratica le sue teorie sull’amore?

 

Ali Hazelwood ci porta con questo godibilissimo romanzo negli ambienti accademici della Fisica, in mezzo a rivalità fra fisici teorici e sperimentali.

La vita dopo il dottorato per Elsie non è stata facile, ha uno striminzito lavoro come professoressa a contratto e un secondo impiego come fidanzata in affitto.

Avere una malattia cronica come il diabete, senza un’assicurazione sanitaria decente, mette in seria difficoltà la ragazza che si trova a dover scegliere se curarsi a dovere o mangiare e pagare l’affitto…
La svolta sembra ad un passo: viene convocata a gareggiare per un posto al MIT ma in quel frangente incontra, fra gli scienziati che si occuperanno della selezione, Jack, il fratello del suo attuale falso fidanzato che la credeva una semplice bibliotecaria.
La tensione fra i due è palpabile ma si sa che chi disprezza compra e i due fisici si renderanno conto di avere molto in comune, oltre ad una serie di malintesi.

Elsie non ha un buon rapporto con la verità: ha passato tutta la vita ad offrire una versione di sé che rispecchiasse le aspettative dei suoi interlocutori:

Non mostrare mai a nessuno chi sei veramente…Quando sei te stessa, è allora che ti esponi.

Indossare una personalità ad hoc per venire accettata dal prossimo le viene ormai naturale, ma Jack capirà subito questo giochetto e vorrà strappare tutti i veli di falsità che indossa, per raggiungere quello che Elsie è in realtà, anche se oramai nemmeno lei lo sa più.

Non ho la minima idea di quale sia la versione di Elsie che aggraderebbe a Jack […]È come se stesse cercando di decifrarmi senza modificarmi, e questo non è possibile. Non è così che fanno le persone, almeno non con me.

Elsie è una ragazza abituata a cavarsela da sola, la sua famiglia la usa come discarica per i loro problemi e solo l’amica e coinquilina Cece le è di conforto. Condividono la passione per il formaggio, ma anche con lei indosserà una maschera nascondendole la sua avversione per il cinema d’autore (con cui l’amica si diletta), oltre all’antipatia verso il suo riccio da compagnia.

Jack è uno scienziato fuori dall’immaginario comune: è una montagna di muscoli e sguardi taglienti ma capace anche di accogliere l’animo frammentato della giovane. Farà sua la missione di far vivere Elsie nell’onestà.

Intravedo un pizzico di ragazzaccio, una goccia di mistero e una spolverata di dolcezza. Il tutto mescolato con un tocco di rabbia, e un’aria selvatica, un po’ grezza.

In giovinezza aveva scritto un articolo bufala che aveva minato la carriera di colui che sarebbe diventato il mentore di Elsie e questa onta sarà uno dei grandi ostacoli che si frapporranno fra i due.

Narrazione in prima persona dal pov di Elsie che, oltre ai dialoghi vivaci, ci riporta stralci di email dei suoi studenti, che potrebbero vincere l’oscar per l’inventiva pur di evitare o ritardare una consegna.
Anche in questo romanzo l’autrice lancia un’accusa al mondo delle STEM che penalizza le carriere delle donne, oltre ad evidenziare le falle di un sistema sanitario inadeguato per un paese che si vanta essere democratico. È sempre bello leggere questa autrice che sa farci divertire, emozionare e fornirci nozioni
teoriche qui e là; la componente spicy è ovviamente presente e vivace, ma quello che ci lascia è sicuramente un cuore di dimensioni aumentate almeno di un paio di taglie.

Ho bisogno che tu ci dia un ritmo, perché ovunque stiamo andando… io ci sono. Io sono già qui

 

Anna

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