“L’essenza del male ha preso forma umana”. È questo che pensa Richard Dale, psicologo e criminologo, entrando nella camera da letto di un appartamento alla periferia di Roma. A terra giace una donna incinta con un taglio sopra il pube. Del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: “Rosso”. A interpellarlo è Marani, il capo dell’Unità Analisi Crimini Violenti, per indagare sull’“Escissore”, un serial killer edonista, crudele e geniale, con il vezzo di lasciare sulla scena del crimine degli indizi che, opportunamente decifrati, permettono di risalire all’identità della prossima vittima. Coadiuvato dalla profiler Doriana Guerrera, Dale analizzerà, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall’assassino, ma quando tutto sembra aver fine avrà inizio il vero incubo, che lo porterà a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all’apparenza insolubile… fino allo scoccare dell’ultimo rintocco.
Sono senza fiato! Era da tanto che non leggevo più un thriller e devo dire che mi ha piacevolmente sorpresa. Avevo un po’ accantonato questo genere, gli ultimi letti purtroppo non mi avevano catturata e dopo poche pagine avevo già capito dove si andava a finire e chi fosse il colpevole. Ho aperto il libro con tutte le accortezze del caso, avevo quasi timore di approcciarmi alla lettura per paura di essermi illusa ancora una volta. Quello che, invece, ho trovato tra le pagine mi ha lasciato sconvolta e terribilmente coinvolta.
Detto questo, iniziamo ad analizzare ciò che ho trovato in questo libro, non vi parlerò della trama, perché vi toglierei il gusto della lettura, vorrei però soffermarmi su tutti gli aspetti che mi hanno intrigato di questo libro. Primo su tutti la caratterizzazione dei personaggi. L’autore ci fa entrare nelle loro vite, nei loro modi di essere, li sviscera e ce li fa sembrare reali, con i loro pregi, i loro difetti e le loro interazioni.
Richard Dale è il protagonista indiscusso, ma non risulterebbe tale se intorno a lui non ci fossero Doriana e Marani, due figure che inizierete ad amare o odiare sin dalle prime righe. Richard Dale è uno psicologo sui generi, collabora con la polizia per il suo dono innato di guardare fuori dagli schemi e riuscire a districare anche il groviglio più grande, lui guarda oltre, vede cose che gli altri non riescono a cogliere incastrando il tutto come un puzzle ben riuscito. Richard vi rimarrà nella mente, ve lo porterete nel cuore e riuscirete a passare sopra anche al suo non sempre simpatico carattere. In questo libro ha un ruolo di spicco, non è un semplice spettatore, ma è dentro alla storia e il modo in cui l’autore gestisce il suo stato d’animo è impeccabile.
La seconda cosa che mi ha piacevolmente colpito è la ricerca e lo studio che ci sono dietro a questo libro, non solo a livello medico, per quanto riguarda malattie e autopsie, quello che qui colpisce è lo studio approfondito dell’arte sotto ogni sua forma, dai quadri, alle statue, per finire poi ai monumenti perlopiù sconosciuti dalla grande maggioranza della popolazione. L’autore ci porta a fare un viaggio per le strade di Roma, dove ogni angolo è una scoperta e dove ogni opera d’arte è un puntino per risolvere la serie di omicidi che sta devastando la città.
Vi dirò la verità, all’inizio ho avuto un po’ di timore con questa dovizia di particolari, non essendo un’amante dell’arte, pensavo che mi sarei stancata di leggere, e invece, nonostante la mia scarsissima conoscenza dell’argomento mi ha intrigata e avrei continuato a leggere per scoprire sempre più cose a me ignote.
La storia che ci racconta l’autore fa male, porta il lettore a rendersi conto di quanto il male sia radicato nel profondo delle persone e che cosa siano disposte a fare pur di condannare gente innocente. Il libro ci porta davanti agli occhi diversi omicidi e la bravura dell’autore è stata quella di intrecciare due storie e portarle avanti come se fossero legate in qualche modo.
Da leggere? Io direi proprio di sì, e avendo visto che questo libro fa parte di una serie, leggerò al più presto il secondo!
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