“Il mondo dei clochard in una dimensione incantata e poetica.” Ecco un modo possibile di definire il lavoro dell’autore. L’ottica con cui Salvatore Scalisi guarda i senza tetto e gli emarginati è benevole; egli è del tutto schierato dalla loro parte; è abilissimo a mettere in rilievo i loro sentimenti, le loro gioie, i loro dolori rassegnati. La vita di questi particolarissimi esseri umani, nel racconto, si svolge in una realtà ovattata; scorre cioè, in una dimensione sovrapposta alla realtà “normale” che resta in sottofondo. Allora l’una e l’altra realtà diventano due rette parallele che scorrono lontane all’infinito e non si incontrano mai, o quasi e, se si incontrano, è solo per scontrarsi, per evidenziare l’abisso senza fine che separa i due mondi. Tutto questo accade sullo scorrere di paesaggi tratteggiati a tinte sobrie e delicate come acquarelli. Bellissimi e pieni di grande fascino, le descrizioni degli interni ora spogli e tristi, ora luminosi e festosi.
I senzatetto, sotto un altro punto di vista.
Due realtà che scorrono in parallelo, una storia che ti lascia riflettere sulle classiche domande esistenziali e concetti introspettivi che innescano altri quesiti ai quali non riesci a dare le giuste risposte.
La particolarità del libro sta nella descrizione delle “scenografie”, paesaggi luminosi e colorati che si contrappongono ad altri tristi e bui, personaggi vitali e altri che non conoscono il senso della vita e non le sanno dare il giusto senso e peso.
Un plauso alla scrittura lineare e diretta, su alcuni punti è riuscita a creare il giusto fastidio e la giusta “polemica” sui fatti raccontati.
Un autore che ho scoperto con questo libro e che sinceramente seguirò in altre sue avventure, complimenti.
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