È questa la sua scusa perenne per mantenere le distanze tra noi. Non sa che sarei disponibile a concedermi. Se solo lui mi volesse.
Nolan Jasper è il mio malinconico vicino da quasi sei anni. Sono invaghita perdutamente di lui da altrettanto tempo, e il legame che ho sviluppato con la sua bambina rende solo più forte quel sentimento.
Sin da quando si sono trasferiti durante quella tempestosa notte, ho cercato di recuperare ciò che è andato perso. Farei di tutto per loro due. Però interpretare il ruolo della fidanzata fin troppo disponibile di Nolan mi sta stufando. Soprattutto visto che lui appare incapace di apprezzarlo.
Alla fine riesco ad ammettere che quell’uomo è una causa persa. Troppo ferito. Cinico. Schivo.
Nolan Jasper mi ha allontanata per l’ultima volta.
Diciamo che la storia c’era, i personaggi anche, ma la trama è stata tessuta in maniera semplice e troppo facile per i protagonisti.
Sei anni di attesa, lui ragazzo padre, lei la ragazza della porta accanto, letteralmente; una bimba che dovrebbe fare da fata madrina ma ha un ruolo abbastanza marginale, e i due che dopo anni di attesa e sogni sistemano tutto in quatto e quattr’otto.
Non c’è quel trasporto dei protagonisti, quell’attesa che ti logora dentro, non abbiamo lacrime e suspence, il tutto si dissolve in quattro appuntamenti, un “ti amo” mascherato e una scialba dichiarazione.
No, no e anche no.
Magari il messaggio di speranza celato tra le righe doveva far la sua parte, ma non riesco a concepire quando una storia è troppo facile nel risolversi dopo una lunga attesa.
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