Dissi loro che avrei voluto essere una vedova. «Ho l’impressione che, quando divorzi, tutti si chiedano come hai fatto a rovinare tutto, cos’ha reso così insopportabile stare con te. Se tuo marito muore, almeno la gente è dispiaciuta per te.» Maggie sta bene. Anzi, non è mai stata meglio. Certo, è al verde, la sua carriera accademica non sta andando da nessuna parte e il suo matrimonio è durato solo 608 giorni, ma alla veneranda età di ventinove anni, Maggie è determinata ad abbracciare la sua nuova vita di Divorziata Sorprendentemente Giovane™. Ora ha tutto il tempo che vuole per dedicarsi a ben nove hobby, mangiare hamburger nel letto alle 4 del mattino e “rimettersi in gioco” dal punto di vista sessuale. Con il sostegno della sua severa professoressa, Merris, della sua amica, anche lei appena divorziata, Amy, e della (immancabile) chat di gruppo, attraversa il suo primo anno di vita da single, uscendo a intermittenza e svegliandosi occasionalmente sul pavimento. Ma soprattutto mettendo ogni cosa in discussione, compreso: Perché ci sposiamo ancora? Ho fallito prima ancora di iniziare? Quante abbuffate notturne ci vorranno prima che io sia felice?
Maggie è una giovane donna che cerca di superare un divorzio che l’ha devastata, nonostante pensasse di riuscire a sopportarlo meglio.
Il romanzo è scritto come fosse un brain storiming. Ci sono dialoghi ma, perlopiù, si tratta di cosa passa per la mente della protagonista.
Maggie è convinta di stare benissimo, all’inizio, così tanto da buttarsi a capofitto dento a una spirale autodistruttiva, lesionista. Ma questa spirale funziona come una calamita e chi le sta intorno deve tenersi forte per non venire risucchiato da quella tossicità. Ecco perché, caduta in una forte depressione che non accetta, ha allontanato tutti, anche gli amici che le sono stati accanto da subito. Si racconta bugie per salvarsi da una verità che fa troppa paura accettare.
Si presenta al lettore come una persona completamente diversa, ma, leggendo, la si impara a conoscere bene, si capisce sempre di più chi si nasconde dietro a quella facciata.
Sono divisa a metà per quanto riguarda questa recensione. Da una parte, questo libro non mi è piaciuto per come è stato impostato, proprio perché è un monologo impazzito di una mente contorta già di suo, che sta passando un periodo terribile.
Dall’altra, mi è piaciuto il modo in cui non si dà per scontato che si starà meglio, ma che esiste, e lo si può accettare, un percorso lento per arrivare a un punto di svolta.
“Mai stata meglio” è un titolo azzeccato, ironico, ma arriva al punto. La protagonista non sta bene per niente e dovrà imparare ad accettare la sua nuova vita per poter iniziare a stare bene davvero. È un libro drammatico, con una narrativa particolare, dove tanti bassi si alternano a qualche sporadico alto, dove i personaggi di contorno decidono di farsi da parte, a un certo punto, e da qui le cose iniziano a cambiare.
Il profondo cambiamento della protagonista, sia nel male che ne bene, porterà anche il lettore a riflettere.
Se volete una lettura leggera, non scegliete questo libro.
Se avete voglia di avventurarvi in una mente contorta, sofferente, che cerca vie di fuga da verità scomode, ma che è anche la rappresentazione più vera di quanto possa far stare male un cambiamento repentino nella vita, allora questo è il libro che fa per voi.
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