La vita di Carmen è tutto meno che perfetta. La sua amata libreria è diventata il set di un film di Natale, è stata cacciata da casa di sua sorella e l’amore della sua vita è appena volato a migliaia di chilometri di distanza. Decisamente, per la ragazza ci sono stati momenti migliori. Tuttavia, quando il precedente proprietario della libreria le confida un desiderio che rischia di non avverarsi mai, Carmen non si tira indietro e si offre di dargli una mano. All’improvviso, però, il tentativo di accontentare un amico si trasforma nella corsa disperata per salvare il negozio da un uomo d’affari che minaccia di distruggerlo. Ed è così che, nel suo retrobottega, Carmen scopre meraviglie che mai avrebbe potuto immaginare e un labirinto letterario con cui affascinare i suoi clienti. Con l’aiuto di vicini, amici e nipoti e di un babysitter molto carino che la distrae, Carmen riuscirà a compiere un’autentica magia e salvare il suo negozio?
Secondo libro autoconclusivo, ambientato a Edimburgo, principalmente nella libreria del signor McCredie, personaggio che adoro.
Carmen, la protagonista, non mi era piaciuta nel primo libro e devo dire di non averla trovata poi così migliorata in quest’altro volume. È una persona egocentrica, che ha la cattiva abitudine di puntare sempre il dito verso gli altri, sminuendoli e spostando l’attenzione verso di sé, anche se lo fa senza cattiveria. Ha la presunzione di pensare che ciò che hanno gli altri non sia così importante, a partire dalla sorella Sophia, troppo perfettina, a Bronagh, impossibile che sia vero che sia una strega o che creda davvero a quello che dice… Non capisco se l’autrice volesse che vedessimo Carmen come l’ho percepita io, cioè lagnosa ed egocentrica, o se è stato il mio mood a influenzarmi.
Il bagno di umiltà arriverà, anche se lentamente… un po’ come per tutto il romanzo, che ho trovato molto lento, ma con un finale alla Jenny Colgan, quello che ti lascia il sorriso sulle labbra, senza che ce se ne accorga.
Mi è piaciuto leggere anche altri pov, di Sophia, di cui avrei voluto si parlasse di più, e soprattutto di Oke. Povero ragazzo! Cresciuto tra i quaccheri, non sa come fare a uscire da un pensiero che gli è stato inculcato sin da bambino. Oke è un gran bel personaggio, buono, altruista, che rischia la vita e vuole fare di tutto per poter scegliere cosa è meglio per sé.
Vediamo due tipi di egoismo, quello negativo di Carmen, dopo cui vengono tutti gli altri, finché non impara diversamente, e quello positivo di Oke che, per la prima volta, vuole pensare a se stesso, senza ascoltare chi lo vuole come gli è stato detto di essere.
Che questi due riescano a riunirsi e a trovare un equilibrio? Sarà il freddo di Edimburgo a far loro capire cosa è davvero importante. Sarà l’atmosfera natalizia e tutti gli insegnamenti che la vita darà loro a dare la spinta definitiva.
È sempre interessante vedere come l’autrice svisceri il rapporto tra le due sorelle e come riesca a far emergere il personaggio del signor McCredie, nonostante sia come un’anima sullo sfondo…
Carino, godibile anche se lento
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