Recensione “Nella morte e nell’amore” di Giorgio Valerio Galli

 

Chiuso nel rimpianto e nel dolore come in un’autentica prigione, il giovane violinista rinuncia a ogni contatto con il mondo e non trova sfogo se non nelle allucinazioni che assumono l’aspetto del reale, di un incubo a occhi aperti, mentre l’assenzio le nutre rendendole più vive e mostruose.

 

 

“Una lacrima scivolò via dagli occhi, accompagnata da un leggero e repentino indurirsi di labbra: il mio dolore si andava destando e non ero ancora pronto a riceverlo.”

Un violinista che ha perso l’amore della sua vita è il protagonista di questo bel romanzo, ben scritto con una trama davvero coinvolgente.

La musica che ha sempre accompagnato la sua vita, ora è un macigno duro da sopportare, tanto da non riuscire a riconoscersi come artista.

“Non sempre, però, la musica era in grado di proteggermi, né di fornire il giusto controllo sulle mie azioni; e quando era l’oscurità a trionfare, mi ritrovavo di nuovo solo e sperduto, in balia di tutti i miei demoni.”

Lo scrittore ci fa entrare, con un’ottima narrazione, nel dolore del violinista, che è talmente straziante da impedirgli di respirare, di pensare, di continuare ad andare avanti nella vita. Mi piace molto lo stile di scrittura di Giorgio Valerio Galli, ha fatto un ottimo lavoro in termini di contenuti, di trama e di ritmo.

Una lettura che mi ha catapultata magistralmente nei pensieri, nelle emozioni di chi ha provato l’angoscia del lutto.

 

 

Loading

La nostra votazione

Pubblicato

in

da

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *