Uscito il 1 ottobre 2022
Pagine 80
Editore: Augh! Edizioni
Copertina flessibile 12,35€
Un lavoro come tanti, una vita come tante e una misteriosa porta rossa alla fine di un lungo corridoio di porte grigie. Cosa si cela dietro quella porta, e perché nessuno può entrarci? È questa l’ossessione dell’anima protagonista di “Ore cutanee”, favola contemporanea, eppure universale, sull’amore e sulla libertà di essere quello che si è, intraprendendo la propria strada, quella riservata alla nostra unicità, anche se diversa da quella che gli altri si aspettano. E poi la scoperta di altri mondi, mai conosciuti per paura di cambiare, aprirsi, conoscersi fino in fondo, e la magia dell’incontro, unica vera fonte di senso e significato di un’esistenza stretta tra dolore e fragilità.
La storia inizia facendoci conoscere un personaggio che ho capito molto in là nella narrazione essere una donna, Ninfa. Questa ragazza è single, vive una vita piatta che si anima un po’ quando va a lavoro in una casa di riposo.
Ogni giorno vede la sua responsabile entrare di soppiatto dietro a una porta rossa che ossessiona la nostra protagonista finché, un giorno, la donna decide di non farsi più vedere, andando in pensione. E sarà proprio Ninfa a doversi occupare di chi si cela dietro alla fatidica porta rossa. Quello che scoprirà le cambierà la vita, in ogni senso.
Non voglio dirvi nulla perché dovrete scoprirlo voi, con i vostri tempi, con le vostre verità, perché questo libro va capito, vanno ascoltati i sentimenti e le emozioni che vi suscitano per capirlo fino in fondo… e io, non credo di averlo capito davvero, non del tutto.
Vi dico cosa penso di aver compreso: non si deve rimanere ancorati al passato, bloccati in uno stato di immobilità. Di contro, non si può andare avanti senza aver vissuto davvero. Pensare di invecchiare, guardando solo ciò che la società ci impone, senza pensare a cosa sia importante per vivere una vita al meglio. Vivere per poter morire, sapendo di aver vissuto.
Questo breve libro mi ha lasciata un po’ perplessa, disorientata, come in balia di qualcosa da afferrare, come se volesse dire tanto in sole 80 pagine. O forse, voleva dire poco, perché c’è da leggere solo tra le righe.
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