Sono passati diciotto anni da quando Henry Asquith, duca di Avesbury, è stato costretto a lasciare il suo protetto Kit Redford, per potersi dedicare alla giovane famiglia. Adesso, una vita dopo, i figli sono cresciuti e, per la prima volta, Henry si scopre solo.
Durante uno dei suoi sporadici viaggi a Londra, gli capita di incontrare un vecchio amico di Kit e scopre che l’allora ragazzo non aveva mai ricevuto la buonuscita che gli sarebbe spettata di diritto alla loro separazione. Al contrario, era stato cacciato dalla casa dove Henry lo aveva sistemato, e si era ritrovato in povertà. Sconvolto dalla notizia, Henry supplica Kit di vederlo e permettergli di rimediare. Kit, tuttavia, ora proprietario di un club esclusivo per gentiluomini con propensioni particolari, non ha bisogno, né vuole, il denaro di Henry.
“Forse potreste guadagnare il denaro che mi dovete nello stesso modo in cui ho dovuto guadagnarlo io. In ginocchio oppure steso sulla schiena, a prendere il mio cazzo come una puttana.”
Kit era convinto che le ferite che la partenza di Henry avevano lasciato dentro di lui si fossero ormai rimarginate, ma quando lo vede, scopre che non solo il dolore è ancora lì, ma c’è anche quell’attrazione che in passato li aveva consumati. Quando, in un impeto di rabbia, Kit chiede a Henry una forma di pagamento scandalosa per rimediare al torto subìto, è il primo a sorprendersi che l’altro accetti.
Via via che trascorrono sempre più tempo insieme, i due scoprono i cambiamenti che il tempo ha operato sui loro caratteri, e anche i segreti e i desideri che si erano tenuti nascosti in passato.
Henry si rende conto di sperare in un futuro insieme a Kit, ma sarà capace di convincerlo a superare la delusione e a fidarsi di nuovo di lui? E potranno due uomini provenienti da mondi tanto diversi costruire una nuova vita insieme?
Il mio primo romanzo Regency in assoluto, e devo dire che è stato un buon battesimo.
Un Duca, Henry e il suo protetto Kit, due uomini così diversi, ma così complementari. Il Duca, che non fa mai pesare il suo titolo nobiliare, e Kit, che si invaghisce di quel ragazzo, anche se sa che è sbagliato.
Una tragedia li divide per diciotto anni, ma quando si ritrovano è come se il tempo non sia mai passato, l’amore è sempre lì ad unirli.
La descrizione dei luoghi, delle vesti e delle vicende è talmente verosimile che sembra di vivere realmente in quell’epoca. Mi è piaciuta tantissimo la caratterizzazione di Henry nel momento in cui affronta le sue fragilità, l’introspezione dell’anima, la sofferenza che lo contraddistingue; quella di Kit, un ragazzo che cade ma che si rialza con dignità e si costruisce una vita fino a diventare benestante. Un’anima buona che si prende cura di una ragazza molestata dal figlio del padrone per cui lavorava. Un intreccio di storie quelle che ci propone l’autrice, le vite dei figli di Henry, così diversi ma talmente uniti da supportarsi a vicenda, si spalleggiano e si prendono cura l’uno dell’altro. Personaggi che non fanno solo da cornice, ma che diventano parte fondamentale della trama. E questa è una cosa che apprezzo sempre tanto in un libro.
I sentimenti non sono dirompenti o troppo enfatizzati, crescono pian piano mentre le pagine scivolano via veloci. Sì perché è una trama fluida che scorre, ma che riesce comunque a tenere viva l’attenzione del lettore fino alla fine.
Una storia di seconde possibilità tra due anime che non si sono mai perse o lasciate nonostante gli anni si siano frapposti tra loro e le abbiano tenute divise. Henry, che è disposto a tutto pur di riprendersi quel ragazzo che gli è entrato sotto pelle, anche ad umiliarsi in pubblico facendosi beffe di quel titolo nobiliare che si porta sulle spalle. Le scene di sesso sono descritte in modo delicato anche se dettagliate, riuscendo ad essere consone per il periodo che stanno vivendo, ma esprimono comunque la chimica che i due protagonisti sentono.
Quindi, direi che il mio primo Regency è stato un buon inizio, non con fuochi d’artificio, ma con punteggio quasi pieno.
Alla prossima!
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