Recensione “Serenade” di Margherita Maria Messina

 

Bath, 1818 – La morte improvvisa del Duca di Somerset sconvolge la serenità di Peony’s Manor. Tocca a Sophia, figlia minore e unica dei fratelli Clayton non ancora sposata, mettere da parte il dolore e prendersi cura della madre in lutto e della residenza di famiglia. Qualche tempo dopo, suo fratello Thomas, in partenza per l’Italia con la moglie, le propone di fare quel viaggio con loro. Spinta dalla Duchessa, Sophia accetta. Ma è proprio nel corso di quelle settimane di rinnovata spensieratezza che conosce lord Edgar Lowell, una presenza oscura come un’ombra, in grado di sconvolgerle la vita e riuscire a smantellare le difese del suo cuore. Tra i due vi è una profonda differenza d’età, che muove timori e attrazione fino a quando la passione ha il sopravvento. Edgar, tuttavia, sparisce all’improvviso, gettando Sophia nello sconforto. Il rientro a Bath, per la giovane, è ancora più devastante: suo fratello Alexander, nuovo Duca di Somerset, è accusato di un crimine violento quanto barbaro. Tra giochi di potere e fragilità latenti nascoste tra gli scranni del Parlamento, ogni aspetto della vita dei Clayton è messo in discussione. E intanto anche il passato, racchiuso in un ricordo cullato da spighe di grano e papaveri sotto il sole ardente della Sicilia, torna per rivendicare l’anima di Sophia.

 

Avevo bisogno di riportare la mente ad un ritmo più tranquillo e, reduce da letture più frenetiche, ho accolto Serenade come il primo giorno di vacanza, quando riesci a fare colazione in riva al mare e ti godi la calma e la tranquillità.

Spin off de La Promessa, questo romanzo è stato pubblicato in tempo per emozionare la nostra estate e farci viaggiare insieme ai suoi personaggi.
Sarà Sophia, la cognata di Anna, nonché sorella di Alexander Clayton, ad aprirci le porte sulla sua vita in un momento tragico: il funerale dell’amato padre, il Duca di Somerset.

Vivere il proprio dolore e dover supportare anche la madre non è cosa facile, quindi la giovane accetta volentieri l’invito per un viaggio in Italia.
L’autrice porta i personaggi nella sua bella Sicilia, dove il calore della terra incendierà il cuore di Sophia per il misterioso Edgar Lowell, Barone di Averton. Un’attrazione folle che confonde le menti e fa impazzire il cuore; la ritrosia di lui che incrina  le intenzioni di lei. Un segreto che lo tiene lontano da quella bocca che vorrebbe divorare e da quel corpo che le mani bramano.

“Questa è terra di misteri e amori proibiti. Si dice che all’epoca degli Antichi, una fanciulla venne rapita da una creatura oscura, un dio degli Inferi, poiché si era infatuato di lei. Un amore non voluto dal cielo, ma che è sopravvissuto a tutto.”

Un’ombra si allunga sulla famiglia Clayton: il sospetto di un delitto ignobile, la trama di una cospirazione, il timore per la loro sicurezza.

La parentesi italiana viene vissuta e rammentata come un sogno cupo, animata da un sentimento che consuma e lacera, un amore viscerale che fa soffrire.
Come Ade e Kore, Edgar e Sophia vengono irretiti dall’ossessione che provano reciprocamente.

“Cosa diamine sei? Chi ti ha dato il diritto di entrare con una tale prepotenza nella mia vita?”

Ho trovato in questo romanzo l’anima dark di Margherita.

Ho rivisto nella mente i personaggi che popolano i video che lei ama e condivide sui social: la pelle diafana, l’incedere lento e misterioso, la passione che sfocia dolorosamente.

“Si lasciò cadere sul terriccio, col sole che le carezzava il viso, ma non la bruciava. Perché non poteva più. Un tale potere, ormai, l’aveva solo lui, solo il suo tocco, solo i suoi baci”

Ho riabbracciato i personaggi conosciuti ne La promessa, ed è stato bello poter vedere l’evoluzione delle loro vite.
La narrazione è multipov, il genere dark romance si fonde con lo storico e un pizzico di mistery, vivremo infatti le macchinazioni politiche messe in atto per destabilizzare il potere e le alleanze che si verranno a creare.
Avendo letto di recente La promessa, ho percepito una maturazione nell’esposizione e di questo non posso che rallegrarmi, avrei solo preferito si potessero approfondire le motivazioni di chi aveva architettato il piano criminale ma, parlandone con l’autrice, ho compreso le sue motivazioni per non andare oltre, quindi non posso che accettarne la scelta.
Mi sono trovata, tuttavia,  a tratti smarrita in quanto i personaggi, soprattutto quelli maschili, vengono chiamati in modo diverso: nome di battesimo, cognome, titolo nobiliare, incarico militare e la mia mente da donna di mezza età si è inceppata per poi capire che si trattava della stessa persona! Fatta questa premessa ve la caverete alla grande .
I gusti letterari sono soggettivi quindi è doveroso dire che per apprezzare lo stile di Margherita bisogna avere una sintonia spirituale con lei. Io condivido il suo animo dark, adoro l’inquietudine che le sue parole sanno suscitare nel mio cuore.

Se siete tipi da festini e Maracaibo potreste non allinearvi al suo mood che è l’aspetto che più apprezzo del suo stile.

“Lui era come quelle parole, come quell’inchiostro: era penetrato nella sua pelle, nelle sue vene, vergandole in maniera indelebile”

Non mi resta altro che allegarvi il link della playlist su Spotify affinché possa accompagnarvi durante la lettura e rendere più immersiva l’esperienza:

https://open.spotify.com/playlist/4YoEty5DE4yzVKWMvn1amC?si=pmuJfdCtSyuIQrWBoxfSQw&pi=4k2pm0ydRoeP_

 

Anna

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