Agnese ha due sorelle, la più piccola, Sara, ha la sindrome di Down. Dall’infanzia alla vita adulta, la protagonista descrive gioie e dolori, bellezze e fatiche di un rapporto intenso e complesso. Ora con delicatezza, ora con ironia, si raccontano aneddoti e spezzoni di vita quotidiana, passando dalla leggerezza di una giornata al mare all’ansia per gli esami di maturità. Agnese a volte indosserà persino i panni di un impavido Don Chisciotte, si ergerà a paladina della giustizia, imparerà sulla propria pelle i valori dell’uguaglianza, della difesa dei diritti, della solidarietà. E crescerà anche grazie a questo legame così forte e unico.
Sono libri come questi che ti spiegano e ti portano a capire i veri sentimenti, non si parla di amore passionale verso il partner, ma di amore fraterno. Quello che non vede la diversità, ma la semplicità dei sentimenti, la semplicità di un abbraccio e non quello sguardo interrogativo su “quel viso strano e quell’occhietto un po’ divergente.”
Amato in ogni sua parola, scorrevolissimo e piacevole, l’ho letto ad alta voce anche a mia figlia, per farle capire che la diversità esiste solo negli sguardi malevoli di persone che non sanno amare.
Una prosa così semplice e diretta che mi ha stravolto.
Il rapporto fraterno, due sorelle, due compagne per la vita, due compagne di giochi all’inizio un supporto per la maturità sul finale.
“La sindrome di Down… adesso hanno un nome quegli occhietti e quei lineamenti così buffi.”
“Questa era la realtà che vedevo ogni giorno, a volte in modo giocoso, altre con una bella dose di fatica.”
Vedremo l’evoluzione dei pensieri della protagonista, lo sviluppo in maniera esponenziale dell’amore fraterno, esserci sempre e comunque.
Esserci e accettare.
“Sono contenta di essere su questa terra. Io sto bene così, anche con la sindrome di Down”.
E lo ammetto qualche lacrimuccia c’è stata.
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