Recensione “The one man band” di Daniela Vanni

 

Il mio nome è Chris ma tutti mi chiamano “The one man band” perché da solo sono riuscito a fare l’impossibile. Eppure, c’è stato un tempo in cui a stento credevo che sarei riuscito a stare di nuovo sopra un palco. Ma andiamo per ordine: il sogno di fare musica, una donna deliziosa molto simile a me, amici fedeli -pochi-, dei compagni di viaggio perduti, una gran voglia di ricominciare.

E del fottutissimo caffè forte.

È così che ho risalito la corrente, è così che sono diventato colui che dal niente ha creato il tutto, colui che è diventato musica.

Mi chiamano “The one man band” e questa è la mia storia.

 

Un libro abbastanza corposo, oltre 600 pagine di lettura di una storia complessa che parte dagli albori della carriera di Chris fino al suo successo.

La sua continua voglia di cambiare, di ricominciare, un inno alla vita e alle seconde possibilità.

Tedioso e ripetitivo all’inizio, superando i primi capitoli la storia ti entra dentro, lasciando a corto di parole e con la voglia di sapere.

Un protagonista che si prende tutto, attenzione, palco, lacrime, rabbia… Una scrittura ben ritmata, capitoli brevi che danno scorrevolezza alla lettura.

La vita raccontata da un rockettaro, i suoi “squilibri mentali”, sesso e baldoria, lessico forbito, dialoghi spediti.

Il dietro le quinte del successo.

Pura emozione.

 

Anna

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