Roma, oggi. Ade è un ragazzo squattrinato di periferia, nerd fino al midollo e appassionato di giochi di ruolo fantasy. Durante un evento clandestino organizzato a Villa Borghese, scatena un potere che non sapeva di possedere e dà vita alla statua di Apollo e Dafne. Ma non ha solo distrutto un’opera d’arte, ha liberato una ninfa selvaggia e in cerca di vendetta. Da millenni, infatti, l’Urbe è teatro di una guerra tra i ferox, antiche e minacciose creature dalla forma animale, e gli archimaghi, gli unici in grado di fermarle trasformandole in statue. Grazie all’aiuto di Mia, una gatta randagia dalla doppia vita, per lui si aprono le porte dell’Arcadia, l’esclusiva accademia in grado di insegnargli a controllare i propri poteri. Significa avere l’opportunità di rimediare al danno commesso… e di trovare, finalmente, il proprio posto nel mondo. Ma la posta in gioco è più alta di quello che sembra, e tra battaglie all’ultima goccia di icore, arti fantasma e cacce ai mostri tra i luoghi iconici di Roma, Ade deve imparare a destreggiarsi tra i segreti dell’Arcadia e del mondo degli archimaghi, prima che un antico male si risvegli.
“Urbis, città di pietra” è un libro strutturalmente perfetto.
Iniziamo con un prologo che ci fa entrare nel mondo al di là della Roma conosciuta e continua con un personaggio che tutto ha tranne l’aria da eroe: Ade (Adelfo Adani) è un classico nerd, amante sfegatato della magia alla D&D, cresciuto da una madre single. Di suo padre non sa nulla, nemmeno il nome.
Quando re-incontra un suo amico d’infanzia, tutto cambia e, il giorno del suo compleanno, scopre per caso di avere della magia insita in sé. Ma, della serie do ut des, scopre qualcosa di immenso valore per se stesso, perdendo una mano, quella mano che sarà il simbolo sopra a ogni capitolo con il suo pov.
Ad alternare la narrazione c’è Mia, una gatta che non è semplicemente questo. Mia è una ferox, una mutaforma che, per salvare la sua amica rapita dagli archimaghi, si intrufola ad Arcadia.
Il rapporto tra Mia e Ade è strano, dove lei lo vuole sfruttare per salvare l’amica, lui ha molta cura di quella che pensa essere una semplice gatta. Anche se inizia così, la presa di coscienza di Mia di provare qualcosa per l’umano cambierà le carte in tavola.
La caratterizzazione dei personaggi è profonda, pur non esplicitando tutto, si capisce benissimo il loro pensiero e la loro funzione all’interno del libro. Ho amato alla follia il personaggio di Mia perché è davvero complesso. Ade non è da meno, non è il classico adolescente, vuole di più dalla vita e da se stesso. Ma la scelta finale lo metterà davvero a dura prova!
E la città di Roma? È talmente importante ai fini del romanzo da diventare un personaggio essa stessa. Ricca di quell’arte che, in questo romanzo, potrebbe benissimo non essere semplicemente quella, prende vita e muta, respira, nascosta agli occhi umani, ma decisamente visibile agli occhi di chi vive al di là del conosciuto.
La differenza tra il male e il bene qui è molto labile a differenza della lotta tipica nei fantasy, e il fatto che il protagonista non sappia nemmeno che, tra le aule della scuola, ci sia effettivamente una lotta, lo rende ancora migliore.
Il romanzo è originale e decisamente ben organizzato, si vede che c’è stato un lavoro enorme di ricerca e perfezionamento. Da premiare in ogni modo possibile!
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