Tra studiare per gli esami, obbedire a rigidi coprifuoco e avere a che fare con due genitori iperprotettivi che si aspettano che io primeggi in tutto, mi resta solo un unico desiderio: trovare un po’ di tempo divertirmi.
Ma incappare in Zayn Lee, il capitano della squadra di Rugby degli Stanford Cardinal, non era ciò che mi aspettavo quando ho avviato una chat room online.
Lui è corrotto.
Crudele.
Insensibile.
È il lupo cattivo e io sono la sua prossima preda.
Lo sono sempre stata sin dal principio…
Zayn
Sono il figlio di una leggenda del Rugby e non posso concedermi distrazioni, perché nella mia vita non sono ammessi errori; eppure, ne ho commesso uno: fidarmi di Emily Prescott.
Lei è sexy.
Dolce come uno zuccherino.
Disinibita.
Non posso permettere a quella piccola nerd di rovinarmi l’esistenza e c’è un unico modo per far sì che questo non accada: rovinare lei.
Non è il volume migliore con i protagonisti che da sempre ci fanno sognare, è una bella storia, anche se di solito quello che mi colpisce nei romanzi della Ricci sono quelle frasi ad effetto che sembrano poesie, qui manca qualcosa, quel qualcosa che rende il libro sublime e non semplicemente un buon libro.
È una rivisitazione della fiaba di Cappuccetto rosso, dove questa volta il Cappuccetto rosso nel corso della storia cambia il finale e lo rende più giusto.
Wolf è un protagonista dalle mille sfumature, abbiamo il ragazzo attratto inizialmente dalla novità, il bullo, il bugiardo in seguito, il protettore nel corso della storia e infine l’innamorato… o forse semplicemente l’amore ha dato libero sfogo a tutte quelle sfaccettature del suo carattere da renderlo indimenticabile.
Il nostro Cappuccetto Rosso, ops Emily da piccola e fragile, la vedremo cambiare nel corso del romanzo e trovare il suo posto, la piccola nerd si ribella e porta alla luce misteri e segreti di quella “setta” del college.
Secondo volume della serie I bulli di Stanford che apre le porte al terzo volume svelandoci già la coppia “implicata”.
Incrociamo le dita, sperando nella clemenza dell’altissima Manuela.
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