Abitudine, stabilità, nessuna sorpresa. Nessun pericolo.
Tutta la mia vita si è adattata a una routine inattaccabile che mi fa sentire sicura, sin da quando ho lasciato Londra.
Vivo di scadenze imposte, di attimi rubati e secondi concessi.
Vivo delle emozioni che si mostrano in rintocchi cadenzati ben precisi, i quali mi permettono di interpretare il linguaggio silenzioso, la mia unica costante.
Almeno fino a quando i suoi maledetti occhi non trafiggono di nuovo i miei.
E il tempo smette di scorrere.
Stephen Holland mi ha trovata persino in questo piccolo e celato angolo di mondo, e adesso implora il mio aiuto. Sta cercando i miei occhi, proprio come un tempo.
Ma accettare significherebbe tornare dove tutto è cominciato e non posso rischiare di cadere di nuova in quella sincronia che mi ha imprigionata già una volta.
Non posso divenire di nuovo schiava di quegli occhi policromatici che un tempo rappresentavano la mia salvezza.
Oggi la mia condanna.
Mi ero detto che mi sarebbe bastato un solo istante per guardarla negli occhi e riprendere fiato, poi l’avrei lasciata andare di nuovo.
Mi sbagliavo.
Mi sono sempre sbagliato su tutto da quando Megara De Medici è entrata in collisione col mio mondo, diventando l’emozione in grado di fermare il tempo.
La mia unica emozione.
Non avrei dovuto seguirla fino a questo paesino troppo piccolo per esistere e, di sicuro, non avrei dovuto invadere il suo spazio personale.
Ma non ho avuto altra scelta, non quando i fantasmi corrotti di un passato sfocato e senza colori che speravo di aver tumulato stanno strepitando per irrompere nel presente.
Ciò che conta è che resti dove possa vederla.
Così che io riesca a capire come combattere per lei.
Ti salverò, Megara.
Ti ho trovata.
Ti vedo. Ti ho sempre vista.
Ho aspettato il seguito di Ubi tu come un assetato in cerca di acqua, senza riuscire a liberarmi delle emozioni provate durante la lettura. E ho provato, credetemi, ho provato! Ma come si fa a prendere le distanze da una storia così intensa, diversa e unica? Come si fa a non pensarci, soprattutto quando attendi con ansia, non il finale (potrei leggere di Megara e Stephen ancora e ancora), ma il suo continuo, il suo evolversi, le sue verità? Bé, io non ci sono riuscita e ho atteso Ibi ego fino allo stremo, certa che Deborah P. Cumberbatch non mi avrebbe delusa. Come facevo a saperlo? Perché non puoi fallire quando sei un’autrice dallo stile ineguagliabile, quando utilizzi parole, analogie, metafore e similitudini in modo pazzesco, quando padroneggi un argomento con cognizione di causa e dovizie di particolari, quando riesci a raccontare una storia d’amore così intensa stringendo un patto con le emozioni: tu le studi, le rispetti, le ponderi, e loro ti permettono di giocarci, di farle tue, di riversarle su personaggi che nessuno potrà fare a meno di adorare!
Ibi ego è la degna conclusione di Ubi tu: stesso livello, stessa intensità, stessa passione!
Ancora una volta Megara e Stephen vi condurranno nel loro mondo stravolgendone gli equilibri e accompagnandovi in un viaggio meraviglioso, una battaglia, un susseguirsi di emozioni, una montagna russa con tanto di giro della morte! Non sarete pronte ma affronterete tutto armate di fazzoletti per asciugarvi le lacrime e sorrisi per andare avanti. I due protagonisti dovranno darsi, e darvi, moltissime spiegazioni. Finalmente cadranno le maschere e le emozioni prenderanno vita.
Megara voleva qualcuno che la vedesse: Stephen l’ha sempre vista. Sempre. Come lei ha visto lui.
E voi? Voi siete pronte a vederli davvero?
Io lo sono stata e ora fanno entrambi parte di me.
Voto: 5000 stelline.
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