Dori è una scrittrice. A ventotto anni vive ancora con la famiglia, che non la incoraggia affatto, anzi, la soffoca con richieste continue, convinta che in fondo, il suo, non sia un vero lavoro. Ma Dori, sotto lo pseudonimo di Delphine M. Bright, con il primo romanzo ha avuto molto successo. Ha persino sperato che da quel momento in poi la sua vita potesse cambiare. Purtroppo i successivi romanzi non sono andati altrettanto bene e ora il rischio di un altro flop la terrorizza. Come se non bastasse, l’editor la incalza perché consegni in tempo e questa volta condisca la trama “con un po’ di pepe”. Ed è proprio questo il problema… Dori non sa proprio cosa sia il pepe. La sua vita amorosa è ormai da tempo inesistente. In un momento di crisi dovuto allo stress in famiglia, Dori dà fondo ai suoi pochi risparmi e decide finalmente di andare a vivere altrove, per ritrovare un po’ di tranquillità. Non navigando nell’oro, l’unica possibilità è affittare una stanza insieme ad altri studenti. In fondo uno studente dovrebbe studiare: quale fastidio potrebbe mai darle? Dori non immagina proprio in quale guaio sta per cacciarsi…
Già dalla primissima pagina avevo capito una cosa fondamentale: avrei amato questo libro.
Il modo di scrivere della Zarlenga è fluido e tanto scorrevole da non rendersi conto dello scorrere del tempo. Mi piace il fatto che i protagonisti non siano convenzionali, mi piace la loro ironia, il loro cinismo, il loro essere imperfetti. E ho amato alla follia ritrovarmi in una storia dentro alla storia.
Ho sentito una forte connessione con Dori, la protagonista femminile, perché è come se interloquisse direttamente con il lettore. Mi sono sentita anche risponderle mentalmente, mentre lei ragionava.
Sappiamo tutti qual è la struttura del romance, ma riuscire a farlo in maniera così fresca e naturale mi ha fatta impazzire. Scoprire come sarebbe nata e cresciuta questa stranissima storia d’amore, ha reso migliori le mie due serate di lettura. Che poi non è tanto strana la storia in sé, quanto i due protagonisti!
Ho parteggiato con Dori e mi si è stretto lo stomaco quando parlava di come veniva trattata dalla famiglia: essere additata come quella che non fa niente perché non esce di casa per lavorare, perché sta sempre davanti al computer, sono cose che capisco e l’ho compatita. Lavorare in casa, con tutti che ti danno per scontata, è irritante e soffocante. E per fortuna che la nostra Dori ha deciso di cambiare aria, sennò non avrebbe incontrato il bel tenebroso Alex, eccessivamente fuori corso e squattrinato figlio di un medico che vuole fare tutto tranne seguire le orme del padre. Anche lui è un personaggio interessante, che subisce (qui il termine è voluto) una crescita personale importantissima. Fa esattamente quello che non pensava mai avrebbe potuto fare, avendo accanto un uragano che, a vederla la prima volta, sembra un venticello di campagna.
«E se la magia accadesse in un giorno qualunque con due persone qualunque?»
Bello, bello, bello! Voglio leggere tutto quello che ha scritto – e che scriverà – la Zarlenga… e ho molto da recuperare!
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