Non spegnere ciò che sei.
Non permettere al buio di ingoiare i tuoi colori.
Fino a una certa età mi sono considerato la persona sbagliata nel momento sbagliato.
Mi ostinavo a incasellarmi in quello che la società considera “essere normale”.
Questo fino a quando non ho toccato il fondo. A quel punto ho capito che non potevo più fingere di essere qualcuno che non ero, che non sono mai stato, solo per l’angoscia di ciò che chiunque mi stava vicino avrebbe potuto pensare.
Allora ho deciso che sarei dovuto arrivare prima, prima anche delle mie stesse paure, dei miei errori, del mio passato, di quello che sono stato.
Dolore, umiliazione.
Consapevolezza di chi sono.
Compromessi con me stesso.
Sono Mattia e questo è il mio viaggio.
** Contiene scene che spoilerano eventi legati al libro “Il mio viaggio più bello”, sarebbe consigliata la lettura in ordine di uscita, ma solo se interessati.
Direi che questo libro era dovuto. Mattia se lo meritava e si merita anche ognuna delle lacrime che il lettore versa durante tutto il viaggio.
Per chi di voi ha letto “Il mio viaggio più bello” conosce già Mattia, conosce in parte la sua storia e conosce soprattutto il legame con Enea e Penny, ma in questo libro conosciamo il vero Mattia, quello che sopravvive nel presente, rimanendo comunque imprigionato nel passato, nella sua storia, in quello che l’ha reso l’uomo che conosciamo oggi.
La storia di Mirco e Mattia è solo un contorno a ciò che veramente è il senso della lettura, è solo un abbellimento a ciò che, invece, rende questo libro unico nel suo genere e soprattutto intriso di così tanto dolore da far male.
Il viaggio di Mattia è doloroso e, attraverso i racconti del suo passato, l’autrice ci fa addentrare nel mondo del bullismo, in questo specifico caso verso l’omosessualità, ma che a prescindere dal motivo, sempre bullismo è e non cambia ciò che accade.
Mattia è solo il tramite che ci porta a conoscere questo mondo, a farci capire come ci si sente ad essere il vesso continuo di qualcun altro, a come cambia la vita delle persone prese di mira e soprattutto quanta forza e quanto coraggio servono per provare ad andare avanti.
Nel libro gli scenari che ci si parano davanti sono diversi. Mirco, che attorno a lui ha sempre avuto una rete solida per prenderlo al volo nei momenti difficili, una famiglia che lo ha appoggiato sempre e lo ha sempre accettato per ciò che è. Mattia, lasciato solo dalle persone che dovrebbero amarti incondizionatamente, picchiato e insultato da coloro che ti hanno messo al mondo, arrivato a un passo da silenziare ogni cosa e riemerso grazie a un’amicizia. E, infine, ma non per importanza, Alberto, un ragazzino che non è riuscito a chiedere aiuto, un ragazzino che si è fatto carico di tutto e, purtroppo, è sprofondato sotto il peso dell’ingiustizia.
La Verzulli ci porta a toccare con mano il dolore che questi ragazzi provano, ci porta a conoscere l’odio e la superficialità con cui vengono dette parole graffianti, ci porta a toccare con mano, quanto le persone siano cattive e menefreghiste di fronte al dolore altrui.
Non è un libro facile da digerire, in alcuni momenti il groppo in gola è più forte di qualsiasi altra cosa. Non è il classico romance a cui ci ha abituato, ma sicuramente è un libro che andrebbe letto nelle scuole, o a casa in compagnia di un genitore. È un libro che insegna e fa riflettere!
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