Review tour “Incontriamoci alla Tour Eiffel” di Deborah Fantinato

 

Per Abby, Parigi si è rivelata la città di un amore fugace prima, e di un dono prezioso poi, un regalo che profuma di talco e manine appiccicose. Per sua figlia Amélie ha rinunciato a tutto, ha lasciato New York, gli amici e messo in pausa se stessa; nella sua vita, però, c’è una persona che sa cullare la sua solitudine, sa riempire i suoi vuoti: Thimotée, il coinquilino più amorevole, paziente e premuroso che possa esistere. L’uomo dei sogni… anche delle altre!
Eppure tra Abby e Tim, come lo chiamano tutti, sembra che il confine tra amicizia e amore sia sempre più labile, ma serve coraggio per accorgersene e lasciarsi andare.

 

Tutte le storie d’amore ambientate a Parigi hanno un fascino particolare, la Ville Lumière ci incanta nuovamente nell’ultimo romanzo di Deborah Fantinato.

 

Tre coinquilini: fratello, sorella e il compagno di squadra di volley di lui, Thimotée (Tim).

Sin dal primo incontro qualcosa scatta fra Abby e Tim, ma c’è un pancione di mezzo, e quel sentimento viene naturale catalogarlo da entrambi come una tenera amicizia.

Abby è la corrispondente estera di una rivista americana, si è trovata ad essere una madre single in una città straniera, il padre se ne è sempre fregato della dolce e piccola Amélie ed è bravissimo a sottrarsi ai suoi doveri nascondendosi dietro a scuse condite da modi affascinanti.

Tim, invece, pur essendo un semplice amico si è sempre comportato da genitore amorevole, sin dai primi vagiti in sala parto. Ebbene sì, anche alla nascita c’è stato lui accanto ad Abby.

È una situazione un po’ anomala ma tutto sembra funzionare: Abby ha chi l’aiuta con la bambina, Amélie ha una figura maschile di riferimento che adora e vivono come fossero una famiglia senza esserlo a tutti gli effetti. I due giovani sono molto legati e condividono la quotidianità crescendo Amélie e ritagliandosi del tempo per loro fatto di tisane, tv e confidenze.

Il guaio scoppia quando Tim, che è un giocatore di volley professionista, accetta un ingaggio in Italia, senza informare nessuno, e tutti gli equilibri si spezzano.

Abby non vuole rimanere sola, non accetta che sua figlia subisca un abbandono, tenta così di costruire la parvenza di una famiglia con il suo ex, ma funzionerà?

Tim ha una fidanzata da lungo tempo che però non condivide le sue aspettative riguardo la sfera familiare, quindi la frustrazione del bel pallavolista dovrebbe fargli aprire gli occhi… macché, ci farà penare pure lui prima di comprendere l’entità dei suoi sentimenti.

Avere la situazione ben chiara sotto gli occhi (esattamente come tutti quelli che gravitano intorno alla coppia-non coppia), vedere la cecità, l’ostinazione a forzare situazioni giusto per mettere a posto la coscienza è stato frustrante; sarebbe stato così semplice abbandonarsi ai sentimenti già esistenti…

Le donne hanno, con la dotazione di serie, uno spirito di sacrificio che spesso le porta a prendere le decisioni più sbagliate pensando di fare la cosa giusta; dire che avrei dato volentieri un paio di testate ad Abby è riduttivo! Quando poi nella storia si aggiungeranno elementi terzi a complicare ulteriormente il tutto, lo scoramento arriva galoppando.

A nulla valgono le dritte dell’amica Laly, grillo parlante personale di Abby, o quelle del fratello a Tim: a questi personaggi piace rovinarsi la vita e noi stiamo pronti a raccoglierli col cucchiaino.

Proprio come un soffio di vento che sta per spazzare via un castello di carte, la data della partenza si avvicina e nasce l’urgenza di capire, affrontare e testare quei sentimenti che non possono essere di sola amicizia; non si starebbe così male altrimenti.

È il terzo romanzo che leggo di Deborah, abbandonata (per il momento?) la componente storica alla quale ci aveva abituata, ha creato un romance credibile dalla trama semplice ma ben sviluppata, i personaggi principali ci dicono la loro dal doppio pov e sono deliziosi entrambi (più Tim in verità), mi sono affezionata alla piccola Amélie, protagonista inconsapevole e centro del mondo dei due innamorati.

 

Unica pecca: la prevedibilità, ovvero, essendo un romance contemporaneo e dalle dinamiche semplici, avevo già previsto dall’inizio come si sarebbe potuta risolvere la situazione, giusto sul plot twist ho avuto dei dubbi che si potesse realizzare.

Ma, a parte questo, è stata una lettura dolce ed emozionante che mi ha riportato alla mente gli angoli più suggestivi della bella capitale francese.

Sempre belli i capitoli che iniziano con estratti di brani musicali, alla data dell’uscita della recensione la playlist su spotify dovrebbe essere stata pubblicata, vi consiglio di ascoltarla durante la lettura per entrare più nel mood.

 

 

Anna

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