È uno scambio di persone a determinare l’incontro tra Leonardo e Nina. Un fraintendimento, un’istintiva rabbia, poi l’inaspettata connessione. E dalla mente di Leonardo, ecco che Nina proprio non riesce andare via.
Inizia così il loro rapporto, che si regge su una superficie precaria, al di sotto della quale fluttuano omissioni e dolori, cuori che battono più forte di quello che vorrebbero, ma che, comunque, non riescono a smettere di farlo. Da un lato c’è Leonardo, che ama e che ha paura, che vuole andare avanti e liberarsi di ciò che lo tiene ancorato a rabbia e rancore. E dall’altro c’è Nina, che avanti c’è già, che è cresciuta per forza.
Qualcosa di puro, qualcosa di estremamente delicato li unisce. E il pericolo che proprio la paura di farlo crollare possa alla fine mandarlo in frantumi, aleggia sulle teste di entrambi.
È il racconto di frammenti di vite, quello che ci propone Laura Vegliamore, in questo romanzo che arriva cronologicamente dopo “Novembre”, ma che è qualcosa di completamente diverso e nuovo. Perché, in fondo, Leonardo e suo fratello Adriano sono gemelli, sì, ma completamente diversi nell’animo.
È il volume spin-off tratto da “Novembre”. I protagonisti sono Leonardo e Nina, entrambi rotti, spezzati, ricostruiti per sopravvivere in un mondo che li ha sempre visti da perdenti, hanno ripreso la loro vita a singhiozzi e con traumi ancora da elaborare nel profondo.
Scritto interamente dal pov maschile, Leonardo metterà a nudo le sue paure, i suoi pensieri più nascosti, la sua rabbia verso il mondo, verso quel destino infame che l’ha voluto diverso in un mondo dove la perfezione è la carta vincente.
L’autrice ha una marcia in più, la sua prosa, pura poesia, riesce a descrivere le emozioni come nessuna, la sua scrittura è sublime, magistrale, mette a nudo l’anima dei protagonisti, li descrive nel profondo creando quel vincolo, quella relazione tra lettore e personaggio inscindibile.
Io amo questa autrice, scoperta per puro e semplice caso, ogni sua uscita so che sarà un colpo al cuore ben assestato.
Leonardo è uno di quei personaggi che ami e basta, lo ami nella sua imperfezione, nella sua debolezza, nella sua fragilità, nelle sue insicurezze, lo ami e lo odi in egual misura per il cuore grande che ha, per le scelte che fa, per quel bene che dà agli altri e per quel rancore che si porta dentro da anni.
Quel suo cuore che batte a metà, la mancanza della figura materna, e quel suo sentirsi responsabile per quella lontananza, il dolore muto e sordo che tiene chiuso a chiave.
E poi arriva Nina, il suo sorriso, i suoi problemi, la sua dolcissima e spiritosa bimba.
“Il contatto della nostra carne nuda è un calcio in petto, un brivido così affilato e preciso sulla spina dorsale che sembra spaccarmi, far uscire una voglia impossibile da arginare… Il mondo diventa Nina, Nina diventa l’universo. L’ossigeno, la pelle, il sudore, il respiro. Io e lei. Nina e basta.”
Pura poesia.
Leonardo e Nina, insieme? Un caos indefinito, un mucchio di problemi.
“Ti sei presa una bella parte di me, Mortadella. La metà sfondata. Quella peggiore, la sinistra. È tua, adesso.”
Sentirsi uniti, in modo totale, “in un modo così terrificante e bello da farmi mancare il respiro per un attimo.”
Un libro complesso con molti complessi da sistemare, (scusate il gioco di parole), famiglia, disabilità, traumi, incidenti, abbandono, amore, diversità, tutto trattato egregiamente dall’autrice con una sensibilità disarmante, una cruda realtà che lascia pietrificati, con amore e dolcezza, con passione e rancore, tante verità nascoste, tanto amore messo in evidenza, parole non dette, dialoghi mai iniziati, sarcasmo spicciolo e frivolo, una Palletta che sdrammatizza e tanti personaggi da amare.
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