Maria fa parte della resistenza clandestina polacca nella Varsavia occupata dai nazisti. Per questo motivo, una volta scoperta, viene arrestata dalla Gestapo e deportata ad Auschwitz come prigioniera politica, mentre la sua famiglia viene giustiziata. Il destino di Maria sembrerebbe segnato, ma quando lo spietato vicecomandante del campo, Karl Fritzsch, viene a sapere del suo straordinario talento negli scacchi, decide di intrattenere i soldati del campo sfidandola a un estenuante e sadico torneo. E la posta in palio è la sua vita. Così, una mossa dopo l’altra, mentre gioca per salvarsi la vita, nonostante la mente sia affollata da pensieri di morte, rabbia e terrore, la ragazza comincia ad architettare un piano per vendicarsi del suo aguzzino. E proprio come in una complessa partita a scacchi, deve fare affidamento su sangue freddo e capacità di prevedere le reazioni dell’avversario, se vorrà riuscire a dare scacco matto all’uomo che ha sterminato la sua famiglia.
Un libro che ho divorato all’istante.
Ottima scrittura e ottima ambientalizzazione dei fatti.
Una ragazza polacca, facente parte della resistenza, viene catturata assieme alla sua famiglia dalla Gestapo; deportata ad Auschwitz la sua famiglia viene immediatamente giustiziata e lei, per un “errore di fila”, viene risparmiata.
Per un strano scherzo del destino, il pedone, ultimo regalo del padre, attrae il vicecomandante Karl Fritzsch, di cui lei diventerà il giocattolo personale.
La sua bravura negli scacchi sarà la sua condanna o la sua salvezza?
Fritzsch inizia un gioco sadico con Maria, prigioniera 16671, mettendo come posta in gioco propria la sua vita.
Una vittoria, un giorno di vita.
Mossa dopo mossa, il gioco diventa più rischioso, l’adrenalina cresce a ogni torneo, la freddezza nelle mosse le garantiranno un giorno di sopravvivenza, lei era la loro attrazione da circo, loro i domatori; bianco e nero schierati uno di fronte all’altro, regine, re e alfieri, cavalli, torri e pedoni.
Un luogo dove tutto non ha più senso, dove anche i sogni sono una condanna, dove vivere è un lusso, sopravvivere diventa missione: Auschwitz.
E come un mantra ripetuto all’infinito, “Porta a termine la partita”, Maria architetterà la sua vendetta.
Un libro che mi ha fatto ritornare il gusto nella lettura, dopo varie letture senza senso e senza trasporto, in questo ho ripreso il cuore, facendolo a pezzi, sì, ma sono rinata.
Un accenno a Padre Massimiliano Kolbe realizza tutta la storia, portandola nel reale e non trattando solo con personaggi immaginari.
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