Barnaby Smith è un atleta abitudinario: il duro lavoro in pista e una donna a scaldargli il letto sono la chiave del suo successo. Circa… Baby non vince da tempo, il suo umore è sempre più nero e le Olimpiadi di Parigi sembrano un miraggio.
Isabel Stewart è una mental coach in carriera, la migliore del settore. Potrebbe essere la soluzione ai problemi di Smith, se non fosse per le assurde teorie: “talento e muscoli servono a poco, quando la testa non è orientata all’equilibrio.”
Filosofia zen contro scetticismo, respirazione contro ansia.
Una collaborazione destinata a niente di buono, sulla carta…
Ok, iniziamo col dire che un punto a favore dell’autrice va per la scelta, non scontata né banale, dello sport in questione; altro punto a favore è la combinazione perfetta di ironia, quindi risate, e personalizzazione dei personaggi…
Molto originale sotto questo punto di vista, dialoghi spediti, lettura scandita da un buon ritmo, e destinata a non annoiarsi mai.
Cover? Fantastica, colorata, bizzarra, fresca e nuova.
Sapete, per ben otto anni ho praticato atletica leggera, nello specifico corsa veloce e campestre, e la preparazione fisica e mentale per poter affrontare le gare non è da sottovalutare, l’autrice non so se grazie a studi o per esperienza personale ha saputo creare quella suspence, quel “non so se riesco, questa volta”, quell’adrenalina che ti sfinisce a ogni gara, quell’agitazione che ti porta a volare su quella pista in maniera impeccabile.
La storia è un buon “compromesso” tra aspetti psicologici dello sport e l’amore su carta che noi tanto amiamo.
Lei è una mental coach, una delle migliori, lui è l’atleta, figlio “d’arte” destinato a vincere il primato sulla corsa veloce.
Insieme? O sarà amore o sarà odio, loro due in una stanza interi non escono sicuro.
Sono due imprevisti combinati per creare una vittoria certa.
Morale della favola? Io lo leggerei e trascorrerei quelle poche ore fuori dal mondo comune e correndo a perdifiato.
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